Noi siamo i Borg. Sarete assimilati. Ogni resistenza è futile.

25 November 2012

Ecco perché i Borg stanno vincendo!

Da "Repubblica"

Siamo stupidi perché viviamo di più
così il progresso danneggia l'intelligenza

Studio dell'università di Stanford: l'uomo ha raggiunto il picco della sua evoluzione celebrale oltre 2000 anni fa, poi la 'rete di sicurezza' della società ha causato l'impigrimento e la recessione dell'intelletto. Gli li esperti: ma l'essere umano per fortuna ha una straordinaria capacità di adattamento

2 comments:

  1. E quindi bisogna invitare a cena i Mecenate per conversare di Antropocene.
    I Mecenate non sono stupidi.
    Assomigliano ai re Mida ma
    non sono così ingenui.
    Bisogna solo ingegnarsi per convincerli che non
    tutti i modi di guadagnare e spendere
    il denaro sono adatti in questo
    presente per produrre nuova arte.
    Magari provocarli dicendo loro che
    con tutta evidenza gli Evadamitici, cioè noi tutti sono giunti
    all'epilogo della loro esistenza, perchè inetti ad agire conseguentemente
    al loro presunto desiderio di vita eterna
    o almeno perenne.
    Chiedere loro se sono d'accordo che
    chi tropico brama, bolla stringe,
    sopratutto
    se ha vissuto troppo a lungo nella tundra
    o nel deserto, sopratutto se metropolitano.

    Che ne dite?

    Marco Sclarandis

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  2. Far coincidere l’evoluzione con la sola selezione naturale, intesa in senso strettamente competitivo, denota che effettivamente c’è un problema d’intelligenza diffusa. Si tratta però di un problema culturale, non biologico. Siamo tutti vittime del mito della competizione come processo ottimizzante. Al di là di pomposi discorsi retorici e/o ipocriti sul valore morale della collaborazione, c’è un buio percettivo. Pochissimi paiono cogliere veramente il valore strettamente utilitaristico dei processi collaborativi. Eppure basterebbe osservare attentamente un bosco per rendersi conto che le sinergie (e il loro progressivo ampliamento e raffinamento) sono una parte predominante del concetto stesso di ecosistema. Il problema è che non riusciamo a comprenderlo poiché questa scontatissima visione utilitarista della collaborazione cozza tremendamente con la cultura dominante del libero mercato e della sacralità della concorrenza che risolverebbe ogni cosa come una “mano magica”. Risvegliarsi con la “mano magica” che ci scippa il portafogli (per non dire pure le mutande e l’intera vita, nostra e dei nostri discendenti) purtroppo sembra non aver avuto effetti sulla capacità collettiva di modificare il proprio punto di vista radical-filo-capitalista che ormai domina incontrastato ovunque (scienza inclusa).

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